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mercoledì 30 dicembre 2015

La meditazione: aka come sopravvivere a una valanga di m...


Sono sicura che molti di voi dopo questo post mi crederanno una fricchettona col cervello in pappa, ma ciò non mi fermerà dall'ammettere che sì, io medito. C'è chi si fa le canne per rilassarsi, io medito. Ormai ritagliarmi quei 10, 20, o 30 minuti quotidiani è diventato indispensabile per evitare di rovesciare il mio infinito odio su qualsiasi malcapitato. Avevo pensato allo Xanax, ma purtroppo il portafoglio piange disperato; e così giungiamo subito al primo punto a favore della meditazione: è completamente gratis. Le uniche cose che vi servono sono un luogo più o meno tranquillo e un po' di concentrazione. Non fatevi ingannare dai luoghi comuni, per meditare non avrete bisogno dell' "ohmmmmm" come di solito si pensa, quindi se siete degli universitari sfigati come me, e non avete abbastanza soldi per pagare l'affitto di una camera singola e dovete condividerla con qualcuno, non siete sgamabili. Potete sia mettervi seduti a gambe incrociate, che star sdraiati sul letto. Basta respirare profondamente e concentrarsi sul respiro, dimenticando tutto il resto. Può sembrare qualcosa di banale (e anche un po' bizzarro), ma funziona. Armatevi di costanza e, soprattutto, di pazienza: all'inizio potrebbe capitarvi di innervosirvi invece di rilassarvi: è perfettamente normale, probabilmente non siete abituati a lasciarvi andare. Altri si lasciano andare troppo e si addormentano: tutto perfettamente normale. All'inizio può sicuramente aiutare la meditazione guidata, e in questo ci viene in aiuto la tecnologia: potete scegliere se usare Youtube o delle apps. Il mio consiglio spassionto è di lasciare perdere le meditazioni in italiano su Youtube (quasi tutti i video che ho trovato sono stati registrati con la voce di uno stupratore seriale. Non è il massimo per rilassarsi...) e di iniziare con le apps. Mi sono trovata bene solo con quelle in lingua inglese, che trovo strutturate in maniera ordinata e sistematica. Purtroppo non volendo sottoscrivere un abbonamento, le meditazioni a disposizione sono limitate, ma pazienza; per ovviare, basta scaricare più apps! Ecco le 3 che vi consiglio:
Headspace
Un app davvero molto carina, ottima per chi è alle prime armi. Purtroppo potrete usarla gratuitamente solo per i primi 10 giorni, giusto il tempo di finire il programma di meditazione guidata per principianti "Take 10", che vi farà imparare le basi della meditazione.

Calm
Anche Calm è ottima per iniziare: rispetto alla prima però, non ha delle animazioni esplicative. Si parte subito facendo dei respiri profondi, accompagnati dal sottofondo di suoni presi dalla natura (rumore di acque che scorrono, uccellini... io personalmente non li trovo molto piacevoli, ma de gustibus). Inoltre le meditazioni sono più lunghe (arrivano fino a 30 minuti).

Stop, Breathe & Think
Questa è l'app che preferisco in assoluto: prima di iniziare la meditazione, ci chiede di inserire le 5 emozioni che ci pervadono al momento, il nostro stato mentale e fisico; dopo una veloce elaborazione dei dati inseriti ci consiglia una serie di meditazioni che fanno al caso nostro. Anche questa app ha dei pacchetti a pagamento, ma abbiamo comunque una dozzina di meditazioni completamente gratuite.



giovedì 26 novembre 2015

Trashzone: The Lady 2



Non credo si sia ancora ben capito, ma io amo il trash fatto bene, e The Lady è veramente l'emblema dello schifo: dialoghi terribili, doppiatori incredibilmente incapaci, attori (?) dalle dubbie capacità e regia degna di una puntata di Buona Domenica (ah, i bei tempi andati!). Vi dirò, all'inizio pensavo sarebbe stato troppo trash anche per me, ma ho stretto i denti e ho visto la prima puntata della seconda stagione. Che dire, non ha deluso le mie aspettative: c'è la discoteca gay con tanto di drag (ma un tipo con un po' di trucco in faccia non si può definire drag, mi dispiace) che assimiglia terribilmente a Shiva Queen, puttanoni riflessivi che cercano l'emancipazione, trucco di sicuro effetto (ancora non ho capito se la protagonista si sia effettivamente trasformata in uno zombie o in un vampiro, ma dubito, altrimenti sarebbe un vero capolavoro), momenti gotici (?) e l'incredibile interpretazione di Chung, il fedele maggiordomo di Lona (The Lady). La vera delusione è stata Maccio Capatonda che, da parodiante del trash che era, ne è diventato vittima. Ve lo consiglio? Se avete tempo da perdere (e siete dei cazzari), assolutamente sì.

Riflessione semiseria: ma perché le ciofeche fanno sensazione e i lavori seri rimangono nell'ombra? Insomma, se dobbiamo fare un confronto tra web series, perché Freaks! (e con questo esempio non voglio esprimere un giudizio positivo sulla serie, ma vorrei farvi riflettere sui diversi intenti: il tentativo di emergere di giovani inesperti e il voler far parlare di sé di Lory del Santo) fece molto meno scalpore di The Lady? Solo perché a girarla non fu un personaggio famoso, ma degli youtubers, o perché effettivamente ci piace lo schifo (e soprattutto sparare a zero sugli emergenti)? A voi l'ardua sentenza.

sabato 7 novembre 2015

Movie #21: Dead Man


Nonostante sia diventato un vecchio bufalotto, Johnny Depp rimane comunque un ottimo attore. A dimostrarlo ci sono numerosi film, tra cui Dead Man, bellissimo lungometraggio del 1995 diretto da Jim Jarmusch: un western sui generis, forse un po' Tarantiniano, a tratti grottesco e simbolista.
TRAMA
XIX secolo. Un giovanotto di nome William Blake cerca lavoro presso la Dickinson Metal works, ma arriva troppo tardi: il posto è già stato assegnato. Dopo esser stato scacciato in malo modo, uscendo da un saloon incontra una ragazza con cui finirà a letto. Purtroppo per lui però, questo è l'inizio delle sue disgrazie: la ragazza è infatti l'ex fiamma di un certo Charlie Dickinson che, sorprendendoli a letto insieme, decide di uccidere William. Ucciderà invece la ragazza, che verrà subito vendicata dall'impacciato Blake. Per questo suo crimine verrà ricercato da tre spietati assassini, assoldati da Dickinson (proprietario dell'azienda dove il protagonista cercò lavoro) per vendicare la morte del figlio. Nella sua disperata fuga dalla "giustizia", William non sarà solo, ma sarà accompagnato da Nessuno, nativo americano che lo scambia per il celebre e omonimo poeta inglese, autore di Canti dell'innocenza e dell'esperienza (1794).

La miscela esplosiva di rimandi alla poesia del romantico William Blake e il grottesco di un western a tratti comico rende questo lungometraggio un pezzo unico nel suo genere. Inoltre, la colonna sonora di Neil Young e il cameo di Iggy Pop danno al film un tocco ancora più particolare e suggestivo (ma questo vale solo in riferimento alla colonna sonora).


martedì 27 ottobre 2015

Alimentazione e teorie del gomblotto (aka TANTOMUORICOMUNQUE)

ATTENZIONE!
Questo post potrebbe offendere la sensibilità degli individui appartenenti alla specie " eh, ma anche se mangi sano muori comunque, sai?" e dei "io mangio sano, bevo Rochetta e mi depuro". Ai sopracitati soggetti si consiglia una dieta povera di "tanto sono meglio io" e ricca di ironia. Ah, e di non leggere il post.

Caro/a tizio/a, lo sai che probabilmente mangi male? Ma tanto, a te, cosa importa? L'importante è mettere mi piace su pagine Facebook dal titolo "Far notare ai vegani che sono più cancerogeni della carne". Caro/a tizio/a che mangi solo frutta e verdura e magari digiuni pure (per depurarti), ma lo sai che stai privando il tuo corpo di importanti sostanze nutritive?

Cari tizi, ebbene, la ragione sta nel mezzo, e ve lo dico io; io che sto esattamente nel mezzo e che mi sto facendo odiare dal mondo intero perché non fumo, non mi sbronzo e ho detto no al prosciutto (il PROSCIUTTO è IL MALE!!!!!!666), ma il fine settimana mangio la mia bella fetta di torta unta e bisunta, e una bella pizza condita di male e mozzarella.
Ma partiamo dall'inizio. Diciamo che io ero una che si sfondava di zuccheri semplici, ma, a mia discolpa, diciamo pure che non pensavo al fatto che fossero zuccheri semplici; diciamo anzi che mi piaceva strafogarmi di biscottini allo zucchero, ricoperti di zucchero, inzuppati nello zucchero perché TANTO SONO MAGRA, YOLO! E poi che fai, la merendina dalla macchinette all'università non te la mangi? Ho 2 ore di lezione, senza cioccolato non reggo... Devo per forza. E dopo pranzo un dolcetto ci sta. E per merenda? Ma sì, 4 biscotti e sono apposto. E dopo cena un quadratino di cioccolato è d'obbligo, tanto è fondente e fa bene.
Ragazzi, ragazzi, ragazzi... So che lo fate pure voi, so che non vi interessa, ma ve lo dico comunque: no, la merendina non vi serve, inoltre pane e nutella a colazione è il modo peggiore per affrontare la giornata, e se questa è davvero la colazione della Nazionale Italiana di calcio, allora si spiega perché facciano così schifo.
La nostra alimentazione è sbagliata, e non pensate nemmeno a giustificarvi col "LA DIETA MEDITERRANEA E' LA MIGLIORE", perché di mediterraneo nella nostra dieta è rimasto ben poco. Sempre più americanizzati, ci rimpinziamo di obbrobri che i nostri nonni non vedevano neanche col cannocchiale. E non pensate neanche a dire che il panino al prosciutto è una merenda sana, perché non lo é, soprattutto se il panino è fatto con farina 00 e il prosciutto l'avete comprato al miglior discount perché tocca risparmiare (e poi avete l'iPhone 6).
Qui non si tratta di fare terrorismo psicologico e di digiunare, si tratta di aprire il cervello e di ammettere che le nostre abitudini alimentari sono ridicole. Certo, se fumate e bevete, vi posso assicurare che il panino al prosciutto è l'ultimo dei vostri problemi. In più, invece di prendervela con i vegani perché non mangiano carne, impiegate la stessa energia per capire il perché della loro scelta: non c'è solo fanatismo e l'amore per il proprio cane: sapete che 1 kg di carne di manzo richiede in media 15.415 litri d'acqua (http://www.barillacfn.com/press-area/cs-beviamo-2-litri-di-acqua-al-giorno-ma-ne-consumiamo-4000-per-alimentarci/)? No?! Allora perché condividete link a sostegno di poveri, piccoli e indifesi bambini africani a cui state negando la propria porzione di risorse mondiali anche e soprattutto attraverso la vostra alimentazione? Siamo degli ipocriti. E fin qua, niente di nuovo. In più, avete mai fatto alla caso alla quantità spropositata di zucchero che ingurgitiamo ogni giorno? Sono dappertutto: succhi di frutta, marmellate ( e va beh, si sa), ma anche nei cereali integrali per chi vuol tenersi in forma e fare una colazione sana... Colazione sana un ciufolo! Leggete le etichette e vi si aprirà un mondo... No, avete ragione, troppo impegnativo.
Ma ancora peggio di quelli che si sfondano di cibo, ci sono i salutisti estremisti che curano le malattie con l'olio di rose, diete fantasiose e col digiuno: vedi dott. Mozzi e la sua dieta dei gruppi sanguigni senza base scientifica, che addirittura ha fatto partire una crociata contro le sciarpe, colpevoli di costringere la tiroide e di riscaldare il sangue che arriva alla testa; e altri cialtroni come Salvatore Paladino che afferma di esser guarito dalla leucemia col digiuno e che l'esser vegani è l'unico modo per essere sani. No, ragazzi no. Certo, la medicina occidentale ha i suoi limiti, ma cancro, leucemie (per andare sul pesante) e bronchiti non si curano con latte e curcuma,acqua e limone o non mangiando. E la carne, non è il male. Tocca mangiarne poca e non abusarne, questo sicuramente, ma portare avanti una battaglia contro la carne perché si amano gli animali non ha sempre senso. Si possono amare gli animali da vivi e mangiarli da morti. Non vedo dove sta l'intoppo, anche perché, se fosse al vostro posto, quella mucca o quel maiale che tanto vi battete per salvaguardare vi mangerebbe senza troppi complimenti; condivido però la lotta contro i metodi d'allevamento crudeli.

Questo non è Viver sani e belli, voglio metterlo in chiaro. Però odio la superficialità con cui si parla d'alimentazione. Mangiate in modo sano ed equilibrato se vi va. Se non vi va, almeno smettete di fare i simpaticoni esordendo con un "MA CHE TRISTEZZA!" quando qualcuno beve solo acqua al posto delle vostri amati bicchieri di bibite/alcolici, o, se siete salutisti, smettetela di rabbrividire davanti a un pezzo di torta al cioccolato pieno di burro e zucchero. Se ve la offrono, mangiatela. Non morirete. O,almeno, non subito :)

venerdì 9 ottobre 2015

American Horror Story: Hotel 5x01


SPOILER ALERT!
Mai giudicare un libro dalla copertina, e mai giudicare una stagione dalla prima puntata, anche perché sennò si finirebbe per sfanculare tutto American Horror Story: Hotel.
Quello che si evince fin dall'inizio è che sicuramente sarà una stagione pop porno, dato che già dalla prima puntata ci dobbiamo sorbire l'orgia splatter di Lady Gaga e Matt Bomer, che interpretano due vampiri belli e dannati ( mi è piaciuto molto l'uso che si fa di alcune scene di Nosferatu il vampiro, che ci fanno subito intuire la vera identità dei personaggi). Però non lo so, alcune scene secondo me si spingono oltre e toccano il fondo; personalmente non mi piace questa forte componente sessuale che pervade l'intera puntata. Di bello ci sono le riprese che rendono l'idea di straniamento e di confusione.
Ma arriviamo al dunque: può Lady Gaga sostituire Jessica Lange? E' troppo presto per dirlo, ma credo che Lady Gaga e il suo carisma possano e come, anche se rimane comunque più volgarotta rispetto alla meravigliosa attrice che ci ha accompagnato nelle precedenti stagioni.
Bella la storia del detective John Lowe (Wes Bentley), alla ricerca non solo di uno spietato assassino, ma anche del figlio perduto. Belli anche i personaggi interpretati da Sarah Paulson e Kathy Bates, ma niente di particolare (almeno per ora).
In definitiva, si prospetta una stagione molto sesso (e sapete perché), droga (anch'essa abbastanza presente) e rock'n'roll (a chiudere in bellezza la puntata c'è Hotel California dei The Eagles).
Beh, questa era la mia opinione a caldo, ma voi, cosa ne pensate?

sabato 19 settembre 2015

Moving to...#2: Inghilterra

Il secondo post di Moving to... è il più mainstream di tutti. Perché? Ma che domande... Ma perché si parla di Inghilterra, la meta ambita da milioni di ragazzi del bel paese. A parlarcene è Carmen, una ragazza britannica nel cervello, ma italianissima nel cuore.


Perché hai scelto di trasferirti proprio in Inghilterra?
Sono cresciuta con una madre che ama La signora in giallo, la carta da parati e i servizi da tè. É stata lei a trasmettermi questa voglia di scoprire l'Inghilterra per via di tutti i pomeriggi da bambina passati sul divano a guardar film con giardini da eterna primavera, biblioteche immense e case che sembravano appena uscite da una rivista per collezionisti di bambole.                                                     
Anche mio padre ci ha messo del suo, trasmettendomi la voglia di viaggiare e raccontandomi dei suoi numerosi flirt inglesi o delle sue corse pazze per le strade londinesi su di una decappottabile mentre sventolava la bandiera della sua patria. Possono sembrare cose futili, ma si sa, da bambini si assorbe tutto e anche io ho iniziato ad appassionarmi a Shakespeare, alla Austin… Sono state tante piccole cose, che messe insieme hanno fatto in modo che l'Inghilterra fosse la mia prima tappa appena maggiorenne.
                                                                                              
Cosa, secondo te, rende la vita in Inghilterra migliore e cosa peggiore rispetto all’Italia?
Le opportunità che questo posto ha da offrire e la civiltà.
Qui ognuno fa la fila al supermercato, alla posta, al cinema... Non esiste che sali sull'autobus senza biglietto o che l'autobus lo devi aspettare mezz'ora. Ricordo che quando feci la ragazza alla pari nelle campagne del Gloucestershire per andare a messa la domenica dovevo prendere l'autobus delle 11:57; ebbene, in 7 mesi non l'ho mai visto passare né alle 11:56  né alle 11:58.
Innumerevoli le volte in cui invece l'ho visto allontanarsi senza di me.
Qui chi si dà da fare va avanti, chi no resta indietro; vige la meritocrazia ed è una cosa bellissima.  L'Inghilterra così come il resto del Regno Unito è una porta sul mondo, inizi qui e domani non sai in quale parte del mondo ti troverai.
Di peggiore c'è il cibo, troppo costoso e mai all'altezza di quello italiano. Altra cosa pessima è il tempo, arrivai qui due anni e mezzo fa amando la pioggia, ma quando con il passare dei mesi scoprii quante giornate all'aperto la pioggia mi avrebbe fatto perdere, iniziai ad aspettare un raggio di sole come l'acqua nel deserto.  

Tre difetti del popolo inglese.
Non voglio essere troppo cattiva, quindi dico solo che hanno un'idea di igiene completamente diversa dalla nostra.
Sono arroganti e presuntuosi, pretendono che tu parli inglese in modo eccellente e poi si arrabbiano se li correggi quando dicono "bolonisi", ossia bolognese.
Non sanno cucinare, in nessun modo. Ho visto ragù con fagioli, "pizze" quadrate, salsicce accompagnate da tè caldo. . . Secoli e secoli di tradizioni culinarie mandate a farsi benedire.

Ti sei mai sentita discriminata in quanto straniera (o, più precisamente, in quanto italiana)?
Quando rispondo che sono italiana gli inglesi mi guardano con gli occhi a cuoricino e iniziano a prendermi per pazza per aver lasciato il mio sole. Non sono mai stata discriminata in quanto straniera o italiana, anzi, semmai il contrario.
Gli italiani all'estero non passano mai inosservati, in senso buono intendo: quando un inglese incontra un italiano, l'inglese nell'italiano vede Michelangelo, Da Vinci, la pizza, il sole, Pavarotti, l'arte, Roma e tutto ciò che l'Italia in effetti è, se solo se ne ricordasse.

Quanto è stato difficile trovare lavoro?
Il lavoro c'è, anche tanto, basta solo darsi da fare: curriculum in mano, buona volontà ed entro una settimana sei dentro, o come è successo a me e il mio ragazzo, anche meno.

La burocrazia è davvero più efficiente o è solo una leggenda?
La burocrazia qui sembra esistere davvero: sono tutti organizzati -in qualsiasi campo - sono veloci e non ti fanno uscire pazzo con tempi di attesa tipicamente italiani.

Sei soddisfatta dei servizi offerti al cittadino (trasporti, sanità, ecc.)? Quanto costa un abbonamento mensile ai mezzi pubblici?
A Londra ci sono due problemi principali a mio parere: uno è il costo degli affitti, il secondo è il costo dei trasporti, davvero esagerato. Un abbonamento mensile che comprende Tube e autobus costa all'incirca 124£ ossia 160€ più o meno. Sicuramente i servizi di trasporto a disposizione sono efficienti, però per un giovane ragazzo che parte per lavorare o studiare sono una mazzata.
Per quanto riguarda la sanità sono poco informata sinceramente, adesso mi trovo in Scozia e so che registrandomi ad un ufficio (di cui purtroppo non ricordo il nome) ho diritto a visite e cure gratis, ma non so se lo stesso vale per il resto del Regno Unito.

Ti senti sicura per le strade inglesi? Come ci si sente a vivere a Londra con l’allerta ISIS?
Proprio quest'estate per le strade londinesi le forze dell'ordine hanno simulato un attentato terroristico per insegnare alla gente come muoversi in caso di attacco. Sono cose che sì, ti fanno sentire leggermente più protetta, ma in cuor mio credo che non basti questo per smetter di aver paura, purtroppo.

L’abitudine tipicamente inglese a cui proprio non riesci ad abituarti?
Non si sanno vestire. Proprio per niente.
Non sopporto l'abitudine che hanno di vestirsi come se un giorno fosse composto da tutte e quattro le stagioni ed hanno un'idea di eleganza distorta. Quando a Gennaio vidi persone con infradito e canotta, mentre io indossavo la maglietta della salute, quattro paia di calze, i collant, maglione e cappotto, tremando per il freddo, mi venne spontaneo chiedermi cosa ci fosse di sbagliato in me.

Cosa consiglieresti ad un/a ragazzo/a che desidera seguire il tuo esempio?
Ad un ragazzo che vorrebbe seguire il mio esempio direi di partire con un obiettivo e con tanta umiltà.
Un obiettivo serve perché dopo l'euforia iniziale di trovarsi in un posto nuovo inizi a pensare al caffè sacro del mattino, alle lasagne della domenica, alla partita a calcetto con gli amici di sempre, al sole…  E quando la malinconia di casa prende il sopravvento, se non si ha una ragione abbastanza forte, si crolla e difficilmente si resta.
L'umiltà serve per se stessi. Bisogna partire con tanta forza di volontà, una mentalità aperta ma mai dimenticarsi da dove si viene. Ho visto italiani sentirsi superiori per esser diventati manager di qualche insulso pub, sentirsi arrivati e snobbare chi umilmente cercava di ritagliarsi uno spazio proprio in una terra sconosciuta. Last but not least consiglio di essere tenaci: non sarà facile ma ne varrà la pena.

martedì 25 agosto 2015

Moving to...#1: Francia

Moving to... è una serie di post che si propone di raccontare, in forma di intervista, le esperienze di vita all'estero di giovani italiani in cerca di rivalsa. Sicuramente per niente originale nel format (passatemi il termine televisivo), ma originale nelle risposte dei miei intervistati. Oggi, Sara, una giovane laureata in biologia, ci racconta la sua esperienza di vita nel paese che ha dato i natali alle escargot e alle baguette sotto le ascelle. Enjoy.


Perché hai scelto di trasferirti proprio in Francia?
Sapevo già che, una volta finiti gli studi, continuare il mio percorso professionale in Italia sarebbe stato difficoltoso. Poi, ho sempre pensato che le esperienze di vita all’estero sono occasioni non soltanto di crescita ma soprattutto di riscoperta. Uscire dal contesto nazionale dà la possibilità di analizzare la vita del proprio Paese con un filo di profondità in più.

Conoscevo già la lingua francese, avendola studiata a scuola, e sapevo che la cultura e lo stile di vita non sono poi tanto diversi dai nostri. Ecco perché ho cercato lavoro in Francia e mi sono trasferita lì.

Cosa, secondo te, rende la vita in Francia migliore e cosa peggiore rispetto all’Italia?
Sicuramente il loro sistema burocratico non è poi così semplice. Uffici, carte, documenti, firme e timbri proprio come in Italia. La differenza, forse, sta nel fatto che dopo tutti i giri e le circonvoluzioni il servizio pubblico è migliore. In termini di sanità, turismo, trasporti, eccetera.

Due punti vincenti della vita in Italia rispetto a quella in Francia sono, invece, il cibo (lo sapevamo o lo immaginavamo tutti) e le relazioni interpersonali.

Per carità, la cucina francese non è poi così cattiva. Però faticano a concepire gli equilibri nutrizionali, esagerano coi grassi, adorano gli snack. Tanto che persino i cartelloni che pubblicizzano i prodotti alimentari presentano, in caratteri vistosi, consigli come “Per la vostra salute, praticate un’attività fisica regolare” o “Per la vostra salute, mangiate ogni giorno almeno cinque cibi tra frutta e verdura”. In Italia amiamo il cibo ed esageriamo spesso con le quantità ma sicuramente sappiamo mangiare meglio.

Per quanto riguarda le relazioni interpersonali vorrei contestare l’idea diffusa che i francesi siano scontrosi e di poca compagnia. Direi piuttosto che tantissimi hanno difficoltà ad aprirsi ma una volta rotto il ghiaccio sono persone spiritose, detestabili, interessanti o noiose come quelle delle altre nazionalità. Molti altri sono comunque più estroversi e non hanno bisogno di un periodo di “adattamento” per intavolare un discorso con le persone sedute al tavolo affianco. Tuttavia la sensazione che ho avuto spesso è che, finito il momento, la serata, l’occasione, è più difficile mantenere un legame, un contatto.

Tre difetti del popolo francese.
La troppa sicurezza su certe cose, la troppa insicurezza in altre. Metterei al terzo posto “difficoltà nell’apprendimento della lingua inglese” – difetto che, ammettiamolo, caratterizza anche noi italiani.

Ti sei mai sentita discriminata in quanto straniera (o, più precisamente, in quanto italiana)?
In realtà non ho mai avuto troppi problemi per il fatto di essere italiana. Non so se ha influito il fatto che conosco la lingua francese e che, a loro dire, l’accento italiano è chiaro e anche molto affascinante. Le frecciatine sui modi caratteristici e sui difetti nazionali sono per lo più spiritose e, soprattutto, bidirezionali. Questo, ripeto, nella mia esperienza.

Si critica spesso l’Italia perché non sa valorizzare il suo vasto patrimonio culturale. La Francia gestisce più abilmente le sue ricchezze secondo te? Qual è il monumento/museo/ città/quellochetepare che più ti ha colpito?
Sicuramente in Italia abbiamo una ricchezza maggiore in termini di storia, di luoghi e di orgoglio culturale. Tralasciando le grandi città, i musei e i monumenti, il patrimonio culturale italiano trabocca di paesini e roccheforti che sono un gioiellino di ponti e strade, pietre e mattoni.

Quello che la Francia sa fare meglio è esporre e mettere a disposizione. A Parigi la maggior parte dei centri turistici e culturali offre gratuità ai giovani e agli anziani, biglietti ridotti per gruppi e studenti e la prima domenica del mese quasi tutti i musei sono aperti al pubblico gratuitamente. Lo stesso principio è seguito a Bordeaux, a Tolosa, a Lione.

La burocrazia è davvero più efficiente o è solo una leggenda?
Ho risposto già, senza volere. Riassumo in: lunghissima, incostante (cambiano molto frequentemente le regole e i procedimenti) ma efficiente.

Sei soddisfatta dei servizi offerti al cittadino (trasporti, sanità, ecc.)? Quanto costa un abbonamento mensile ai mezzi pubblici?
Il sistema sanitario francese è molto efficiente e lo Stato aiuta i cittadini francesi sovvenzionando visite ed esami, anche solo per prevenzione.

I mezzi pubblici sono funzionali e accessibili. Inoltre, la rete di trasporti è chiara ed esposta in ogni stazione o mezzo. A Parigi l’abbonamento mensile minimo è di 70€ per due zone (di nuovo, con riduzioni per gli studenti) e i possessori dell’abbonamento possono accedere a tutte e cinque le zone durante il finesettimana. Esistono quattordici linee di metropolitana all’interno del comune di Parigi, più cinque linee che escono dalla città fino nei paesi vicini e moltissime linee di bus diurni e notturni. La città offre anche una varietà di forfait per i turisti, con biglietti validi due, tre, cinque giorni per tutti i mezzi della rete e il servizio è quasi sempre ottimale.
Insomma, si può vivere a Parigi anche senza automobile.

Ti senti sicura per le strade francesi? Come ci si sente a vivere a Parigi con l’allerta ISIS?
A parte un paio di zone un po’ più movimentate, la vita a Parigi è abbastanza sicura. Per questo, quando ci fu l’attentato alla sede del giornale Charlie Hebdo la fiducia dei francesi nel loro sistema di sicurezza è crollata come un castello di carte. Da allora, il governo francese ha attivato il sistema Vigipirate, un piano di vigilanza e lotta antiterroristica che prevede un’intensificazione dei controlli a livello di accesso e circolazione in tutti i luoghi pubblici e un rinforzo dei controlli militari nei siti sensibili. Il piano Vigipirate è ancora a livello di massima allerta nella regione di Parigi, l’Île-de-France, decisione che causa una marea di critiche e dibattiti.

L’abitudine tipicamente francese a cui proprio non riesci ad abituarti?
Principalmente ho difficoltà ad adattarmi alle abitudini alimentari francesi. Se proprio devo sceglierne una, direi: mangiare la pasta scotta come fosse una verdura. Disgustoso. Ho i brividi.

Cosa consiglieresti ad un/a ragazzo/a che desidera seguire il tuo esempio?
Bisogna sapersi adattare. Riformulo: bisogna saper imparare tutto daccapo e costruirsi di nuovo. Rompere i propri schemi e crearne di nuovi è proprio quello che permette di confrontare, analizzare e considerare. Mica che sia semplice, che basti dirlo ed è fatta. Ma uno sforzo iniziale per togliersi pregiudizi, abitudini e manie vale davvero la pena.

giovedì 6 agosto 2015

I motivi per cui non sopporto più Skyrim


Sarebbe bastato semplicemente ammettere che sono una frana in queste cose, ma no, ho voluto scrivere addirittura un post incredibilmente inutile per elencare i motivi per cui non sopporto più Skyrim.

NON SEI MAI ABBASTANZA FORTE PER BATTERE IL TUO NEMICO.
Ma dico, mettete determinate missioni per determinati livello. E invece no. Sei a livello 5? Devi combattere con personaggi di livello 1894. Chissà poi perché muori 20 volte!

PASSEGGI PER I CAZZI TUOI, E TI ATTACCANO.
Sei tutto tranquillo che te ne vai per la tua strada ed ecco che ti attaccano orsi, lupi, lupi dei ghiacci, tigri con i denti a sciabola, draghi, granchi del fango, ragni congelanti e quant'altro. E ma che ansia!

I PERSONAGGI CON CUI INTERAGISCI SONO DEI DEFICIENTI PATENTATI.
Una delle cose che odio di più quando gioco è il dover entrare in una stanza, voler uscirne e trovare il mio "aiutante" che, giustamente, si piazza sulla porta, ostruendo il passaggio. Il bello è che se lo guardi in faccia, ti guarda con due occhi da ebete incredibili. Non solo sei scarso, sei pure rincoglionito!

LA MUSICA CHE PARTE AD OGNI ATTACCO MI CREA DEGLI SCOMPENSI CARDIACI.

Ad ogni attacco, parte subito una musichetta degna di Hitchcock che mi manda l'adrenalina alle stelle. Sì, questo gioco mi stressa.

DIVENTI COSE CHE NON VUOI QUANDO MENO TE LO ASPETTI.
Su Skyrim ci si ammala continuamente. Ti attacca un lupo? Ti becchi una malattia. Ti morde il ragno? Sei stato avvelenato.Ho scoperto a mie spese che un vampiro, da lontano, può attaccarti la malattia del vampirismo. Ma devi saperlo. Se non lo sai, peggio per te. Sapete cosa vuol dire arrivare all'ultimo stadio del vampirismo? Che TUTTI, ma proprio TUTTI, vi attaccano. Io sono diventata vampiro e non me ne sono neanche accorta. Indovinate un po' quando l'ho capito...

PASSI 6 ORE DI GIOCO A CAMMINARE PER RAGGIUNGERE LUOGHI CHE NON HAI ANCORA SCOPERTO.
Più che combattere, si cammina. Cammini, cammini e cammini nel mezzo del nulla, finchè le fantastiche fiere del regno non ti attaccheranno l'una dopo l'altra. Che gioia!

PS. Nonostante l'abbia disisntallato già sei volte, continuo ad installarlo e giocarci, e sapete perché? Perché è una droga! (e perché non ho un ciufolo da fare)

martedì 4 agosto 2015

Classici #1: Un eroe del nostro tempo


Solitamente, il primo approccio con la letteratura russa lo si ha quando si decide di leggere i grandi romanzi di Dostoevskij e Tolstoj. Ma cosa c'è dietro al grande romanzo russo ottocentesco? Oltre a Aleksandr Puškin (di cui parlerò più avanti), non bisogna dimenticare Michail Lermontov. Scrittore controverso e poeta ribelle , Lermontov è noto soprattutto per il suo romanzo Un eroe del nostro tempo.
Pubblicato nel 1840, Un eroe del nostro tempo all'epoca suscitò parecchio scandalo per via del suo protagonista, il giovane ufficiale Pečòrin, un soggetto irrimediabilmente annoiato e dalla psiche complicata. Sullo sfondo dei sublimi paesaggi caucasici, faremo la conoscenza del protagonista prima attraverso i ricordi di Maksim Maksimyč, capitano in seconda, raccontati al narratore iniziale, un curioso viaggiatore, alter ego dello scrittore. Dopo l'incontro tra il capitano in seconda e lo stesso Pečorin, Maksim Maksimyč, rimasto deluso della tiepida accoglienza di colui che aveva quasi considerato un figlio, decide di donare delle carte lasciatogli dal giovane al viaggiatore. Si scoprirà che quelle "carte" sono in realtà il diario scritto da Pečorin. E così, finalmente, accediamo ai pensieri del tanto discusso protagonista, ormai morto, solo nell'ultima sezione del romanzo. Tra amori proibiti, duelli e l'opprimente noia che affligge il giovane protagonista, Un eroe del nostro tempo è il mirabile frutto del romanticismo russo.

venerdì 24 luglio 2015

Movie #20: Pollo alle prugne

Invece di scrivere l'ennesimo post su The babadook (che non mi ha entusiasmato), cerco di scrivere una bella recensione su Pollo alle Prugne. Sì, il titolo può sembrare ridicolo ma, almeno in questo caso, l'abito non fa il monaco.
Pollo alle prugne è un film del 2011, ispirato all'omonimo romanzo a fumetti scritto e disegnato da quel mostro di talento di Marjane Satrapi, autrice del ben più celebre (e consigliatissimo) Persepolis.

LA TRAMA (in breve)
Iran, autunno del 1958. Ci viene narrata la storia di Nasser Alì Khan, un non più famoso violinista, incapace di esprimere la sua arte per mancanza del "giusto violino". Ma cos'è che rende un violino speciale per Nasser Alì?
Tra avventure spassose, bambini iperattivi, una moglie bisbetica e un dolce ricordo che gli toglie il sonno, che ne sarà del  nostro eroe senza spada nè armatura?

GUARDALO SE...
... ti piacciono le fiabe che lasciano l'amaro in bocca e l'atmosfera esotica del Medio Oriente, che non è solo culla di estremisti barbuti, ma anche e soprattutto un luogo incantato che ha saputo ispirare storie che profumano di buono.

"Yeki bud, yeki nabud - C'era qualcuno, non c'era nessuno. E' così che iniziano le fiabe persiane."

Un film che oscilla tra un film d'animazione, una pellicola felliniana e una fiaba da mille e una notte (in chiave moderna, ovviamente): perderselo sarebbe davvero un peccato.

Ps. Informazione di servizio,
Ho anch'io una pagina Facebook! Seguimi e andrai in paradiso:
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sabato 11 luglio 2015

Letture estive che anche no: Il medico di se stesso



Volendo migliorare la mia alimentazione, ho puntato questo libro, sbagliando clamorosamente. Il libro, scritto da uno dei pionieri della macrobiotica, Naboru Muramoto, tocca i limiti del ridicolo. Adesso, credo sia comprensibile che voi pensiate "ma cosa l'ha comprato a fare questa idiota un libro sulla medicina orientale, se voleva semplicemente migliorare la sua alimentazione"?? Ebbene, rispondo subito: il libro promette di migliorare la salute fisica e mentale attraverso un'alimentazione sana ed "equilibrata". C'è un problema però: da profana, credo che in un alimentazione costituita da soli cereali, legumi, tè e carpa ci sia ben poco di equilibrato. Interessante la critica mossa contro la medicina occidentale che, di fronte a un disturbo, non si occupa di riequilibrare tutto l'organismo, ma interviene sul singolo organo, spesso puntando ad alleviare i sintomi piuttosto che risolvere effettivamente il problema. Ma tutto qui. Il resto, secondo il mio modesto parere, sono fandonie: possibile che la sola conformazione del volto possa essere indice di un disturbo?
Il libro è ricco di ricette e consigli "pratici". Aprendo una pagina a caso, ecco cosa leggo: Tè bancha con prugna umeboshi. Una ricetta facilissima e ottima per contrastare almeno una decina di disturbi, ma il dramma è dietro l'angolo: dove può un povero italiano, con problemi di gonfiore e gas intestinale, trovare una prugna umeboshi? Vi sfido tutti a provare a chiederla dal vostro fruttivendolo di fiducia.
Insomma, non so voi, ma io non ho intenzione di passare la mia vita a mangiare riso integrale con la speranza di vivere qualche anno in più. Infatti, domani lasagna: morirò, ma come si dice dalle mie parti, almenu moru a panza china!

venerdì 24 aprile 2015

Finding Vivian Maier


Un paio di giorni fa, frequentando una lezione apparentemente inutile, mi sono ritrovata a fare un'incredibile scoperta: Vivian Maier. Nata nel 1926, Vivian Maier è stata una tata di Chicago, schiva e riservata, che fece  di tutto pur di tener nascosto il suo talento. Un hobby il suo, che la portò anche a frequentare i luoghi peggiori della città statunitense, immortalando volti e scene di vita quotidiana con la sua Rolleiflex. Scoperta solo recentemente (nel 2007) da un giornalista, John Maloof, che ad un'asta si aggiudicò una scatola di negativi per poche centinaia di euro, viene adesso considerata una delle più talentuose esponenti della street-photography del secolo scorso e inventrice del "selfie" per via dei numerosi autoritratti.
Ora, io non sono un'esperta in fotografia, perciò il mio parere conta poco, ma io trovo le sue foto meravigliose. Guardare per credere.








Per scoprirne di più, vi consiglio il film-documentario del 2014, Alla Ricerca di Vivian Maier, completamente basato sulla vita straordinaria (e bizzarra) dell'artista.

sabato 24 gennaio 2015

Leggere i classici della letteratura inglese in lingua originale: quali edizioni scegliere?

Penso che per comprendere ed apprezzare appieno lo stile di uno scrittore, la sua opera vada letta in lingua originale. Le traduzioni sono (e non potrebbero essere diversamente) opere contaminate dal tocco deformante del traduttore e impregnate di una cultura che non appartiene alla lingua di partenza. Ora, potrei far partire un soliloquio su quanto sia importante fare attenzione al traduttore quando si sceglie di leggere un libro in traduzione (cosa che molti non fanno), ma non è questo il tema del post.
L'inglese è una lingua accessibile a (quasi) tutti noi, il che ci permette di poter affrontare il testo originale senza problemi insormontabili (basta avere al proprio fianco il caro amico dizionario). Sì, ma quali edizioni scegliere se ci si vuole avventurare tra le pagine di splendidi romanzi o se si vuole far un regalo gradito agli appassionati di letteratura inglese? Se questi sono i dubbi che vi tolgono il sonno, siete nel posto giusto!

WORDSWORTH CLASSICS




Questi sono i primi libri in lingua che acquistai. Li presi ad Oxford perché erano veramente economici e le copertine sono veramente bellissime. Unica pecca sono i caratteri eccessivamente ridotti: io personalmente non amo i libri con i caratteri fitti, leggerli risulta un'impresa più che un piacere. Credo di dover a loro i decimi che mi mancano.
Dalla foto potrebbero sembrare dei caratteri a grandezza normale, ma credetemi, non lo sono.

OXFORD CLASSICS



I classici Oxford sono sicuramente più curati e più famosi. Leggermente più costose e con copertine meno carine delle edizioni Wordsworth, queste sarebbero da preferirsi per la qualità della carta usata, superiore rispetto alle prime che vi ho presentato, ma senza infamia e senza lode se messi a confronto alle mie edizioni preferite.

PENGUIN CLASSICS

Vecchia edizione




Nuove edizioni
Ed ecco le mie edizioni preferite! Curate nei minimi particolari, con addirittura il frontespizio originale! Le copertine delle nuove edizioni le trovo molto carine (ma sicuramente meno eleganti rispetto al total black delle vecchie edizioni, che sono comunque ancora in circolazione). Anche loro non sono super economici come gli Wordsworth, ma solitamente un Penguin non supera i 10€.


Voi quali preferireste?
Ps. So bene che One flew over the cuckoo's nest non è un classico della letteratura inglese, ma l'ho messo comunque, non so bene perchè.

giovedì 15 gennaio 2015

Il caso #JesuisCharlie

Il 7 gennaio, degli uomini armati hanno fatto strage di giornalisti e disegnatori nel pieno centro di Parigi. Il web (e forse, anche il mondo) si indigna, e scoppia il caso #JesuisCharlie. Io vengo a conoscenza della notizia il giorno dopo e anch'io, indignata, corro a pubblicare sulla mia bacheca di Facebook il tanto famoso e contestato " Je suis Charlie". 3 parole, migliaia di interpretazioni: ecco, se a qualcuno importa, voglio dire la mia.
Per me, i disegnatori dello Charlie Hebdo erano dei cazzari, irrispettosi del credo altrui e volgari. Se la penso così, perché allora dico di essere Charlie? Beh, perché secondo me, non si può morire di satira, per quanto irrispettosa essa sia. Solo per questo sono Charlie; perché anche se Charlie era un perfetto idiota, non doveva morire. Però, vi prego, adesso state esagerando col pippone della libertà di espressione a tutti i costi: adesso, siccome siamo tutti Charlie, non possiamo MINIMAMENTE permetterci di criticare la satira irrispettosa e fuori luogo, dobbiamo sopprimere la nostra capacità di giudizio perché "eh, siccome dici di essere Charlie allora devi..." Sapete cosa? Avete rotto davvero i coglioni. Je suis Charlie perché essere degli ignoranti irrispettosi non implica l'essere uccisi come dei cani rognosi, ma se per lottare per la libertà di espressione di Charlie devo limitare la mia, beh, allora, fanculo Charlie, #JesuisCaterina.






lunedì 5 gennaio 2015

Book #3: Oceano Mare di Alessandro Baricco





PREMESSA: Se ho letto questo libro, devo ringraziare una mia carissima amica, Carmen. Ecco, Carmen è una donna-bambina. Non importa quanto tempo passi, lei non cambia mai. Sempre uguale a se stessa. Non si fa scalfire da niente e da nessuno. Sempre entusiasta, capricciosa e avida di scoperte ed esperienze, golosissima, sbadata, ritardataria e con un cuore grande e caldissimo. Ecco, Carmen, per me, è una persona vera, una di quelle che lascia il segno. Carmen è vera fino al midollo. E legge, legge tantissimo e, ogni volta che legge, si innamora. Carmen vive il libro in modo così viscerale, che ogni volta che ne consiglia uno, non sai se leggerlo: e se poi non mi piace? Ma non è questo il caso.

Oceano Mare è stato una scoperta. Alessandro Baricco, come mi diceva giustamente Carmen, o lo si ama, o lo si odia. Non c'è una via di mezzo. Ho sentito qualcuno dire che Baricco non sa scrivere. Ora, c'è una differenza sostanziale tra il non saper scrivere e scrivere in modo non convenzionale, scrivere con un proprio stile. Certo, non posso fare un'analisi completa della scrittura di Baricco, avendo letto solo un suo libro, quindi mi concentrerò esclusivamente sulla scrittura di Oceano Mare: ricca di ripetizioni, frasi lasciate a metà, un'impaginazione strana e qualche dialogo scritto come fosse parte di un copione. Una cosa, però, mi ha colpito: la ricorrenza della parola "seta" (sembra un dettaglio da nulla, ma che acquista importanza se si pensa che il successivo romanzo Baricco lo chiama proprio  Seta.)

Il romanzo è diviso in tre libri: Locanda Almayer, Il ventre del mare e I canti del ritorno. Il primo libro è una premessa alla storia, tutti i personaggi vengono presentati dall'autore uno per uno, ma mai svelati del tutto. La parte più ricca di pathos la troviamo nel secondo libro., dove un disastroso naufragio costringe parte dell'equipaggio a imbarcarsi su una zattera di fortuna. Così ha inizio una straziante carneficina, caratterizzata da lotta per la sopravvivenza che non conosce pietà da una parte, umanità e amore dall'altra. Quasi impossibile è non notare quanto questo episodio sia simile alla storia che ha ispirato il celebre quadro di Théodore Géricault, La zattera della Medusa.

Qui, il mare (come in tutto il romanzo del resto), assume una doppia funzione: salvifica e nefasta. Non per niente, Elisewin, affetta da una strana malattia dell'anima, sarà o guarita o uccisa dal mare, sua unica medicina. Tornando all'episodio narrato nel secondo libro, il naufragio dell'Alliance, il mare diventa  l'unico Dio concesso in Oceano Mare; un mare "(...) potente sopra ogni potenza e meraviglioso sopra ogni meraviglia (...)". Il terzo e ultimo libro descrive, uno per uno, i destini dei protagonisti di questo incredibile romanzo. Molto particolare è la storia del pittore Plasson, che da anni tenta di dipingere il mare, e lo dipinge quasi sempre scegliendo di non dipingerlo: molte sue tele, intitolate Oceano Mare, sono completamente bianche, un po' come Quadrato bianco su fondo bianco di Kazimir Malevič, dove il nulla vuol dire, paradossalmente, tutto.


Per concludere, Oceano Mare  è un romanzo incredibile, una specie di fiaba moderna; ma non una fiaba censurata, di quelle senza crudeltà; ci troviamo di fronte una vera fiaba: piena di corpi straziati, donne bellissime e marinai che hanno girato il mondo. Stavolta Carmen aveva davvero ragione.